Infezioni vaginali: come e quando fare autodiagnosi
Fastidiose e anche un pò dolorose, le infezioni vaginali possono fare la loro comparsa nei momenti più inaspettati. Ecco alcuni consigli su come riconoscerle.
L’autodiagnosi in medicina sarebbe sempre da evitare, ma forse ogni donna ha provato la spiacevole esperienza di un’insopportabile infiammazione genitale senza avere la possibilità di ricevere subito una diagnosi e relativa cura. I tempi tecnici per un eventuale tampone vaginale sono infatti di circa una settimana, mentre quelli per ottenere una visita ginecologica nella sanità pubblica sono maggiori. I tempi si riducono un po’ se si opta per una visita privata, ma il più delle volte ci si trova a fare i conti con queste infiammazioni proprio quando si è in vacanza.
Per questi motivi, di fronte a questi fastidiosi disturbi può essere utile sapersi orientare autonomamente, in modo da facilitare il compito del ginecologo contattato telefonicamente o il farmacista, in quei casi in cui una visita immediata sia impossibile, purchè ovviamente si accetti che il successo terapeutico non può essere garantito.
Infezioni vaginali: come riconoscerle con un’autodiagnosi
Ecco allora un semplice schema per sapersi destreggiare tra le infezioni vaginali più comuni.
La vaginite micotica, dovuta generalmente alla Candida albicans, dà intenso prurito esterno, abbondanti secrezioni bianche, dense come ricotta o liquide, inodori. Esternamente si verifica un forte arrossamento e talora un senso di gonfiore che migliora dopo le mestruazioni (perché il sangue alza il pH sopra il 4.5, sfavorevole per i funghi).
La vaginosi batterica, dovuta generalmente alla Gardnerella vaginalis, dà lieve bruciore interno, secrezioni grigiastre spesso schiumose, ma soprattutto un tipico odore di pesce marcio, e peggiora dopo i rapporti o dopo le mestruazioni (perché sperma e sangue alzano il pH sopra il 4.5, favorendo questo batterio).
La vaginite da Thricomonas vaginalis ha un quadro simile al precedente, ma provoca un bruciore più intenso.
Le vaginiti da batteri intestinali (streptococchi, staffilococchi, enterococchi) danno bruciore interno con secrezioni molto scarse, che la donna non vede se non come una macchia gialla sugli slip.
La vaginite da Herpes genitalis dà, al primo episodio, grave bruciore esterno senza secrezioni, con possibile ingrossamento dei linfonodi inguinali, ma soprattutto le tipiche vescicole (peraltro difficili da vedere per la donna perché più piccole della più comune forma di herpes orale).
Le infezioni da Clamydia e Micoplasma colpiscono invece la cervice uterina o l’uretra. Presentano una sintomatologia molto sfumata in assenza di secrezioni vaginali anomale e sono quindi le più criptiche da individuare.
Tutte le vaginiti possono associarsi a bruciori urinari (disuria), caratteristicamente a fine minzione, mentre nelle cistiti la disuria è all’inizio della minzione.
La terapia varia ovviamente dal tipo di infezione, così come la necessità di trattare il partner. Questo infatti non è mai necessario nelle vaginiti da batteri intestinali, ma è necessario solo nelle recidive nelle vaginiti micotiche e vaginosi batteriche. Inoltre, è sempre necessario nelle vaginiti da trichomonas, clamydia e micoplasma e nelle forme da Herpes, solo se clinicamente contagiato (cioè se presenta anche lui le vescicole).
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